Mostri a parte 18.gennaio.2019

Arriva una telefonata. E’ un notaio che si sta occupando del testamento del dottor Jekyll, sì, proprio quello del romanzo, che in realtà esisteva davvero, e che, morto all’inizio del ‘900, ha lasciato un’eredità: una locanda. Dopo anni di ricerche di un avente diritto, questa persona risulta essere proprio lui. Il suo cognome Gecchi, non è altro che una storpiatura del suo cognome originale.
La scena si trasforma in una stazione ferroviaria dove, ad attendere Franco, c’è Federigor, uno sciatto e viscidamente servile individuo che gestisce la locanda del dott. Jekyll. Questi lo fa salire su di un risciò, adibito a mo’ di carrozza, per accompagnarlo alla sua nuova proprietà.
Giunti sul posto, Franco è deluso. Il luogo è squallido e fatiscente. Federigor, però, gli dice che si tratta di una attività ben avviata, con un personale qualificato. Dentro li accoglie Carmilla, un’algida e provocante donna, la barista, che gli offre il loro tipico drink di benvenuto per i nuovi arrivati. Ma quando torna a prendere il bicchiere vuoto, si fionda su Franco e cerca di baciarlo sul collo, mentre il gestore cerca di fermarla, riuscendo poi ad allontanarla.

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